Tutto ruota intorno a questo numero TRE ed alla sua simbologia.
Tre streghe. Tre profezie.
E così tre attori, tre danzatori, tre musicisti in scena.
Il dramma della colpa. Del senso di colpa.
Dell’ossessione dell’ambizione.
E dell’ambizione trasformata in peccato.
Un luogo di una realtà oscillante e mutevole, un luogo “della notte” dove i sogni si trasformano per diventare incubi e paura.
Lo spettacolo nasce proprio da qui: dalla suggestione delle parole color nero della notte e color rosso del sangue.
Le streghe, il corpo del “vorrei”.
Lady MacBeth, demoniaca e umana nella sua fragilità.
MacBeth, nobile e disperato, incapace di non cedere alla tentazione.
Banquo, Re Duncan, MacDuff e tutti gli altri personaggi raccontati da un narratore trasformista, quasi reale fantasma della tragedia.
La musica crea e accompagna la storia, le immagini e le emozioni, il suono delle macchie e le contraddizioni dell’essere umano.
“Domani e domani e domani.
Via, consumati, corta candela.
La vita non è che un’ombra vagante, un attore che in scena si agita per un’ora pavoneggiandosi, e poi tace per sempre.
Una storia narrata da un idiota, colma di suoni e di furia, che non significa nulla”
MacBeth atto III, sc. 5