Skip to main content
 

Macbeth

2003

“La vita non è che un’ombra vagante”. Il racconto di Macbeth, attraverso le parole, il corpo, la musica.

    Produzione

    Fondazione Atlantide – Teatro di Stabile di Verona

    da William Shakespeare

    regia Paolo Valerio
    coreografie Sisina Augusta
    compositore Andrea Mannucci
    costumi Chiara Defant

    Foto di scena dello spettacolo Macbeth, da William Shakespeare, regia di Paolo Valerio
    Cast

    con
    Elena Giusti
    Roberto Petruzzelli
    Paolo Valerio

    danzatori
    Sisina Augusta
    Andrea Mirabile
    Lorenzo Pagani

    musicisti
    Luca Reale
    Sabrina Reale
    Massimo Rubulotta

    Foto di scena dello spettacolo Macbeth, da William Shakespeare, regia di Paolo Valerio
    Note di Regia

    Tutto ruota intorno a questo numero TRE ed alla sua simbologia.

    Tre streghe. Tre profezie.
    E così tre attori, tre danzatori, tre musicisti in scena.

    Il dramma della colpa. Del senso di colpa.
    Dell’ossessione dell’ambizione.
    E dell’ambizione trasformata in peccato.

    Un luogo di una realtà oscillante e mutevole, un luogo “della notte” dove i sogni si trasformano per diventare incubi e paura.

    Lo spettacolo nasce proprio da qui: dalla suggestione delle parole color nero della notte e color rosso del sangue.

    Le streghe, il corpo del “vorrei”.

    Lady MacBeth, demoniaca e umana nella sua fragilità.

    MacBeth, nobile e disperato, incapace di non cedere alla tentazione.

    Banquo, Re Duncan, MacDuff e tutti gli altri personaggi raccontati da un narratore trasformista, quasi reale fantasma della tragedia.

    La musica crea e accompagna la storia, le immagini e le emozioni, il suono delle macchie e le contraddizioni dell’essere umano.

    “Domani e domani e domani.
    Via, consumati, corta candela.
    La vita non è che un’ombra vagante, un attore che in scena si agita per un’ora pavoneggiandosi, e poi tace per sempre.
    Una storia narrata da un idiota, colma di suoni e di furia, che non significa nulla”

    MacBeth atto III, sc. 5