“Quando gli uomini dormono sono bambini. Anch’io lo ero, lo sono stato. Stanotte però non posso dormire”.
Si apre nell’orto di Getsemani il travaglio di Gesù, mentre i discepoli dormono. Il Frantoio degli ulivi mette alla prova la natura umana del Cristo rendendo ancora più profondo il sacrificio imminente. La scelta è libertà e fede.
“Non è tanto chiamare, quanto essere chiamati”.
Non può esserci libertà dove non c’è possibilità di scelta, e non c’è fede senza la libera scelta di credere. La vocazione del sacerdote si riverbera nella chiamata dei discepoli, nella scelta di Dio che si fa uomo e ne affronta le dolorose conseguenze per amore.
La terza persona del celebrante trasfigura nella prima persona di Gesù, nell’incarnazione rivissuta ogni volta nella Messa: Gesù è il messaggio.
È tra i fedeli, in persona, ad ogni celebrazione del mistero della sua morte e rinascita.
Il sacerdote è veicolo, narratore ma anche interprete investito del compito di tradurre costantemente la Parola nel pane, la linfa sacra nel vino.
“Se il Salmo ti chiedeva di non lasciarmi solo, Padre, posso chiedertelo anch’io? Intanto dormite. Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”.
L’umanità del sacerdote si identifica con la parte umana di Cristo nell’interpretarne le presunte debolezze, cerca somiglianze tra la propria fede e il Credo, indaga tra le pieghe della sofferenza vissuta per amore e raggiunge la comprensione nell’abbraccio semplice della scelta di rappresentare la voce di Dio davanti ai fedeli, ogni Santo giorno.
Attraverso la recitazione della liturgia, l’immedesimazione coinvolge il celebrante portandolo a rivivere con i fedeli i momenti salienti del buon annuncio di Gesù. Rappresentazione e trasfigurazione coincidono.
Il mistero della celebrazione fonde e trasforma Celebrato e celebrante, imprimendo intime tracce quotidiane nella coscienza di ciascun fedele.
“Piango delle lacrime di chi non piange”, Sant’Ambrogio.
“Il mio regno lo portiamo tutti dentro, come un ideale, una chimera, una nostalgia; ognuno ne ha, dentro di sé, il dolce desiderio”, Eric-Emmanuel Schmitt.