Jezabel è un romanzo crudele, umano e sublime.
Il sentimento di smarrimento che ci attraversa, leggendo Irene Nemirovsky, e’ l’immagine da cui sono partito per il progetto di regia.
Sette attori sempre in scena, protagonisti che entrano ed escono dalla vita di Jezabel – le donne amiche ma rivali, gli uomini, mariti ed amanti, la figlia risoluta, il ricordo di una madre assente ed egoista – ed Elena Ghiaurov che incarna un’eroina tragica, antica e contemporanea.
Una scena che racconta oggetti che oscillano nell’ incessante scorrere del tempo.
E per ogni persona o cosa, l’ineluttabile paura della perdita. L’ istante, come il piacere, non si può fermare.
E come il teatro è evanescente, impalpabile, così Jezabel scivola nella sua vita, da un amore all’ altro, nel disperato tentativo di fermare il destino. In realtà, la passione e il sangue, guidano la nostra protagonista nell’ abisso dei suoi desideri. Lo scontro è con tutti, contro tutti e contro sé stessa.
E quel che rimane è una disperata solitudine, simile alla pace del cuore di una musica che si dissolve in lontananza.