Falstaff
In occasione del Festival Mozart a Verona 2025, un titolo raro da riscoprire del compositore Antonio Salieri, partito dalla provincia di Verona per divenire compositore di corte dell’impero a Vienna.
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
musica Antonio Salieri
libretto Carlo Prospero Defranceschi
direttore d’orchestra Francesco Ommassini
regia e costumi Paolo Valerio
scene e projection design Ezio Antonelli
luci Claudio Schmid
responsabile dei movimenti mimici Daniela Schiavone
aiuto Regia Giulia Bonghi
maestro del Coro Roberto Gabbiani
direttore allestimenti scenici Michele Olcese
orchestra, coro e tecnici Fondazione Arena di Verona
Falstaff Giulio Mastrototaro
Ms Ford Gilda Fiume
Mr Ford Marco Ciaponi
Ms Slender Laura Verrecchia
Mr Slender Michele Patti
Betty Eleonora Bellocci
Bardolfo Romano Dal Zovo
“Sogno o son desto? Non so cosa pensare”.
Quest’opera è un gioco di seduzioni, divertimenti, inganni, travestimenti. Un gioco sospeso, evanescente, di finzioni e magie, sospetti e bugie. Un gioco di burle, di gelosie e amori. Un gioco innocente e amaro.
Falstaff: “cavaliere attempato d’ una grassezza deforme”, “ambulante barilotto”, “tinozza ambulante”, “insolente ubriacone”, “temerario arrogante”. Così lo tratteggia il libretto di Carlo Prospero Defranceschi, descrivendo con lessico impietoso un personaggio che s’illude di essere un seduttore irresistibile, ma che del Don Giovanni, ahimè per lui, non possiede il fascino, le physique du rôle, la naturale capacità di sedurre. Un Falstaff, dunque, che vagheggia d’essere un Giacomo Casanova ante litteram: da qui l’ambientazione evocativa di ponti e canali di una Venezia che tante vicende d’amore ha ispirato (anche allo stesso Shakespeare in Otello e ne Il Mercante di Venezia) ma dalla cui bellezza acquatica Falstaff sembra finire beffato e punito, forse per non esserne all’altezza.
I suoi goffi tentativi di corteggiamento, tutti destinati non solo al fallimento, ma all’umiliazione pubblica, vengono violentemente stroncati dai personaggi di questo dramma giocoso, donne e uomini che sin dalle prime battute decidono di punire, in maniera esemplare, la sua sciocca arroganza, ma anche la sua “diversità”, con l’acqua, il bastone e il fuoco.
Questa punizione collettiva e ripetuta nell’opera di Antonio Salieri diviene l’unico motore della vicenda, rispetto ai motivi diversi dell’originale shakespeariano. Sembra potersi intravvedere l’ipocrisia di un mondo borghese che, mosso dall’indignazione per il vanesio seduttore ma anche dal semplice e oscuro desiderio di umiliare, insegue un’idea rigida di bellezza, di apparenza e di perbenismo che, annoiato dalle proprie stesse regole, trova nello scherzo sadico e reiterato uno svago apparentemente innocuo e soprattutto (qui sta il lato oscuro di questo “comico”) pienamente giustificato: infatti, dopo tutto, Falstaff, con le sue impacciate e illusorie aspirazioni a sedurre donne sposate, rappresenta pur sempre una inaccettabile minaccia per l’inviolabile, eppure tedioso e monotono ordine sociale basato sul matrimonio. Quale migliore vittima, dunque, e allo stesso tempo miglior “giocattolo” di uno sciocco pancione che fin dalle prime battute cade nelle trappole di due donne tanto “giocose” quanto crudeli, ma che comunque, seppur sciocco, possiede il “coraggio” di non stare alle regole dell’implacabile conformismo borghese? Falstaff diventa così il capro espiatorio di due coppie che assolutamente nulla da lui hanno da temere, poiché le trame dello “sguaiato” sono chiare fin dall’inizio, come anche l’idea di prendersi gioco di lui.
Ma perché, allora, tutte e tutti si accaniscono con una ferocia che sembra rituale? Falstaff è ingombrante, certo, e le sue strategie amorose sono tanto goffe quanto fallimentari. Ma quale pericolo reale rappresenta? Qual è davvero la sua colpa? Essere grasso? Sentirsi irresistibile? Corteggiare due donne sposate, ma contemporaneamente? E quale è il fine di tanto umiliante accanimento? Cancellare le sue pretese amorose? Forse anche farlo dimagrire? Che sia una, tra le sue molte colpe, quella di essere grasso, e quindi non all’altezza delle sue stesse aspirazioni, soprattutto se a essere sedotte dovrebbero essere due donne del “calibro” Ms. Ford e Ms. Slender?
Un’opera dura, tanto divertente quanto amara, che ci svela l’ossessione di una società per l’apparenza, sia essa estetica che sociale, e il suo rifiuto di accettare chi non si conforma, il malessere che il conformismo porta e la cattiveria che fatalmente da questo può scaturire. E così, in questo mondo immaginario e sognante, tra riflessi e specchi, tra natura e architettura, Falstaff si muove, o cerca di farlo, finendo per essere un bullo che finisce bullizzato, eppure con una sua incrollabile fede in sé stesso. Sempre pronto a rialzarsi, a sorridere, a sfidare un destino che si diverte a beffarlo, deciso ad attraversare le umiliazioni con una resistenza che è quasi eroica, convinto che, in fondo, il mondo e le donne possano ancora essere suoi, perché alla fine quegli uomini e quelle donne rischiano di rivelarsi, nel loro accanimento, assai peggiori di lui. Falstaff non si arrende. E, mentre la commedia procede tra punizioni e risate, lui continua a combattere. Sempre indomito. Sempre Falstaff.
Antonio Salieri ci accompagna in questo viaggio divertente per ricordarci e raccontarci quanto è naturale e miracoloso abbandonarsi alle passioni e ai sogni.
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